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domenica 2 dicembre 2012

Nulla è scontato qui. Rebus e formule matematiche al sabato sera.

E' piuttosto strano, e ogni volta faccio fatica ad inquadrarlo. Ieri sera, sale in macchina da me e mi regala un libro. Lo sfoglio e le pagine erano vuote! Che bel pensiero. E' un libro da scrivere. Lo scriverò sicuramente, non appena avrò l'occasione.

Partiamo con la mia macchinina che non guido da un po' e poco dopo, succede che sento un aria freddissima e lui che allarmato mi fa notare che abbiamo la portiera del suo lato spalancata, mentre faccio un po' sprintosa il test drive alle rotonde. Occhi sgranati, cavolo! Me l' ha fatto anche al mattino in effetti, quando ho ritirato la macchina e ho portato mia madre a far spesa: la maniglia rimane bloccata e non fa lo scatto per chiudersi. Pensavo fosse una cosa da poco! Tra spaventi e risate, riesce ad afferrare la portiera e a chiuderla, ma non rimane chiusa e si riapre da lì a pochissimo. Mi devo fermare più avanti con le quattro frecce per scendere e riuscire a chiuderla davvero. Risate, risate, risate.

Andiamo alla mostra che cura l' associazione per cui lavoro, una mostra di grafica d'artista, dove è nata la mia proposta di un progetto condiviso, un libro da illustrare insieme. Alla mostra ci si perde - come ogni volta - in chiacchiere e per un po' lo perdo di vista. Mi intrattengo con Bea e Fabio per cui lavorerò da gennaio e lui con Paolo, un ragazzo che organizza workshop di serigrafia.

Che bella serata, penso. Si fa tardi e alla galleria cominciano a chiudere, così andiamo via. E mi ringrazia. Passiamo in un pub dove andavo spesso anni fà, a trovare un' amica che lavora lì. Mi fermo a salutare la proprietaria, vado al tavolo e non ho il tempo di togliere la giacca perché mi propone un cambio di programma. Si va a casa di Ari, la ragazza che lavora al pub. C'è il suo ragazzo che lavora lì alla tesi. Così ne approfitta per farsi una pasta, perché non ha cenato.

Cavolo. Ce ne andiamo via così? Siamo appena arrivati. Va bene, prendiamo una birra da portar via, un chupito di vodka al caramello straordinariamente squisito, e partiamo. Siamo vicino casa di G., penso. Il mondo è piccolo e piano piano conoscerò tutti qui. Cavolo. Lui mi dice che qua nei pressi abita anche una sua ex non del tutto apposto di testa, doppio cavolo.

Così inizia un discorso su questa sua ex, mentre guido. Parcheggiamo, facciamo quattro piani a piedi e il racconto si è evoluto, non so come, da lei che fuma troppo alle sue particolari condizioni sessuali, mentre ci osserva arrivare Matte appoggiato alla ringhiera del pianettolo, noi col fiatone che volevamo fargli una sorpresa spacciandoci per postini al citofono, Matte che più tranquillo di tutti si fa spazio nel racconto della ex che fuma troppo.

Si fa la pasta, si mangia, si chiacchiera, si propone un film in camera di Ari, mentre Matte decide di rimanere a scrivere in cucina. Ci svacchiamo sul letto, lui ha recuperato uno di quei giornaletti con i giochi enigmistici, sfoglia per cercare dei rebus ai quali seriamente mi propone di trovare la soluzione. Ne risolvo uno mediamente facile. Il resto sono davvero incomprensibili, per cui insisto per mettere il film. American Beuty, in attesa di Ari che in teoria dovrebbe finire presto al pub.

Finisce il film e Matte ci avvisa che Ari tarda poiché c'è ancora lavoro, così ci fumiamo un' ultima siga a metà e siccome è fatto tardi, decidiamo di fare quelli che vanno a casa. Mi imbacucco bene con la giaccia e la sciarpa, pronta per affrontare il freddo ghiacciolo polare artico che mi separa dalla macchina, lui anche, col suo cappello con la cresta di gallo, ma lo vedo con un block notes della spesa in mano e una penna, che si siede intento a spiegare la formula matematica di non ricordo più cosa. Matte che gli da corda, nonostante tutto, lo ascolta.

Io che non capisco se è uno scherzo o seriamente si sta mettendo a spiegare matematica alle 3 di notte passate. Ci metto un po' e concludo che sono seri, entrambi. Io rinuncio dopo poco e immortalo il momento in qualche scatto col telefono. Come si vede nella foto non é uno scherzo. Conclusa la sua spiegazione, come se niente fosse, saluta Matte e fa per uscire di casa. E io che ormai non dico più niente, rimango solo basita e penso che forse tra loro è normale così.

Torniamo alla sua macchina, completamente ghiacciata, sembra che non vogliamo salutarci. Non ancora, perlomeno. Faccio la coraggiosa, gli porgo un bacio sulla guancia a cui segue uno suo bacio veloce sulle mie labbra, da ladro che si gira dall' altra parte per scendere dalla macchina in fretta, così lo prendo per il bavero della giaccia e lo bacio per davvero. Però mi sembra sempre uno di quei baci che non ci dobbiamo più rivedere. Che tra un po' parti e ci dimenticheremo l' uno dell' altra.

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