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giovedì 8 novembre 2012

Senza vergogna.

Oggi ho capito una cosa essenziale.

Di me. Una cosa che non si può negare e che non posso più negare a me stessa.

Io sono fatta così, scrivo. E se non scrivo sul blog, scrivo su un social network, scrivo sul cellulare chilometri di messaggi concatenati che rimangono in bozza. Scrivo da parecchio tempo in realtà.

Da quando all' età di 11 anni mi trasferii in questo buco di paesino che all' epoca lo si conosceva solo per il Pellerossa Festival. Mi ricordo ancora quando spedii la mia prima lettera, alla mia migliore amica che avevo lasciato nella verde Venaria della mia splendida infanzia.

Mi ricordo che ancora prima di questo, le scrissi per la prima volta in prima elementare. Fu il giorno più imbarazzante in assoluto. Scrivetti una lettera che misi in una busta intestata dove già si poteva intuire bene o male il contenuto del messaggio.

Tu sei la mia migliore amica. E' scritto che noi saremo migliori amiche, perché siamo entrambe due gemelle, siamo entrambe nate al numero 2 di un mese, e ci piace a tutte e due disegnare. Queste cose sono uniche e non succedono a tutti. Per questo, vuoi essere la mia migliore amica già da adesso?

In effetti a ripensarci ora, avrei potuto benissimo essere scambiata per una bambina problematica. Un giorno che non ho mai scordato: la maestra mi quagliò durante la lezione nell' intento di recapitare la mia lettera importantissima, e mi sequestrò la missiva. Penso che la lesse perché mi derise davanti alla classe divulgando quanto accaduto. Mettendo in imbarazzo anche la mia futura migliore amica, ignara del mio piano.

Nonostante questo, lei divenne la mia migliore amica. Non mi spiego come mai. Non me lo sono mai spiegato.

Iniziai a scrivere così per caso. Per disperazione veramente. Scrivevo già nei miei diari e fu per caso che poi decisi di mandarle una lettera che le scrissi molto tempo prima in un momento di sconforto. La mandai così, perché ormai l'avevo scritta e non volevo più tenerla. Mi rispose nell' attesa di pochissimo.

Fu così che iniziammo la corrispondenza delle nostre vite che si erano separate. Conservo ancora una scatola di 3 anni di  racconti e disegni, tanti disegni che facevamo l' una per l' altra con impegno e ricordo ancora l' emozione e l' attesa di sentire il citofono suonare dal postino che arrivava apposta per me.

Passati quei tre anni di scuole medie che odiai a dismisura ci ritrovammo allo stesso liceo. Eravamo tornate come sempre. Di più. La nostra corrispondenza continuava lo stesso, sui banchi della scuola, sotto ai libri di lezione, il nostro quaderno speciale. Lo tenevamo ciascuna a turno di qualche giorno, lo usavamo per comunicare durante le lezioni. E ne scrivemmo di quaderni. Ogni volta che finivano le pagine, scrivevamo sulla terza di copertina. Col tempo realizzai una sorta di collana dei nostri dialoghi scritti, rilegando i quaderni a tre a tre, numerandoli. Li conservo ancora assieme alla scatola delle lettere.

Perciò se penso ad adesso, non posso vergognarmi se ho questo bisogno. Non posso non fare ciò che mi cura più di ogni altra cosa al mondo. Non posso smettere, anche se non c'è più lei a leggere.

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