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domenica 7 aprile 2013

Borderline. Hanno buttato giù quel muro.

Dove abito io ci si sbaglia spesso.
Siamo sul confine, e quella che vedo dalla finestra una volta era la succursale di un ospedale psichiatrico.
Mi affaccio e ho un fiumiciattolo che porta alla bialera, oltre il quale vi è un lungo muro seminascosto da grandi alberi, e altri alberi vi sono ancora al di là del muro, in quello che è un parco verde immenso, una volta destinato alla segregazione dei malati psichiatrici.
Alle spalle di questo panorama che ogni giorno ho il piacere di guardare, ci sono i binari della ferrovia protetti da altri fitti alberi. Una strada chiusa, la nostra.
Abbastanza larga da indurre a pensare che esista un passaggio a livello per andare dall'altra parte, abbastanza sul confine da confondere chi per sbaglio si ritrova a imboccarla.


Siamo a Collegno e a una ventina di metri dalla mia finestra c'è quel muro, il fiumiciattolo segna il confine con Grugliasco e la ex sede di Villa Azzurra.
Di fatto qui non si capisce mai dove siamo, anche se sulla carta d'identità sono una collegnese, il cellulare a volte decide di non prendere, sul navigatore il mio numero civico non esiste e se scrivo su facebook da casa mia con il rilevamento di posizione il risultato è "nei pressi di Grugliasco". Insomma siamo in una zona di confine e col tempo ho imparato ad amarla, come anche la ferrovia con tutti i suoi treni che passano ogni giorno, perché mi ricorda che non bisogna mai stare fermi e che siamo tutti di passaggio.

Quando viene la mia amica R. a trovarmi, ci mettiamo al fondo della via, dove c'è una grande rotonda chiusa, in macchina o sul marciapiede a parlare e a fumare. Di recente, abbiamo visto dei ragazzini venire fuori dai fitti alberi oltre il fiumiciattolo e passare nella mia via come se niente fosse. Incredule, abbiamo guardato meglio e appreso che il grande muro che divideva la pazzia dalla zona di confine è sparito. Nel nulla.

Ho sempre pensato che abitare sul confine fosse meglio che abitare al centro di qualcosa o in una strada trafficata e molto di passaggio. Qui a volte non funzionano i fari della luce e confesso di aver paura nel parcheggiare al buio completo, perché a parte il rumore del treno ad ogni ora, questa zona è molto tranquilla e anche molto silenziosa, muta direi.

Mi piace il fatto che lo spazio tra la ferrovia e il muro della pazzia vada a formare un triangolo nel quale si estende il mio palazzo. Una sorta di ritaglio di paradiso sconosciuto e chiuso, che mi rassicura come un posto che esiste ma non si conosce se non ci s'incappa per sbaglio. E adesso invece lo hanno aperto e vedo oltre quel muro che han buttato giù.

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